lunedì 9 settembre 2013
Mostra del cinema di Venezia 2013
SETTE PREMI DA ASSEGNARE.
Venezia, impazza il totoleone.
Bertolucci: «Voglio essere sorpreso».
Sabato verranno assegnati Leoni, Oselle e coppe Volpi.
VENEZIA -
E' stato lo sport più praticato al Lido, sopratutto negli ultimi giorni: indovinare quali sono stati i film che hanno colpito al cuore la giuria presieduta da Bernardo Bertolucci, a quali andranno sabato sera Leoni, Oselle e coppe Volpi. Un Totoleone quanto mai arduo. Scommesse, conto delle stellette dei critici, avvistamenti veri o fasulli di presunti vincitori. Ma, soprattutto, si interroga sugli umori, i gusti, i legami del carismatico regista che aveva dichiarato di aver accettato per allegria e dato una sola indicazione su come avrebbe giudicato le opere: «Voglio essere sorpreso anche nelle premiazioni che faremo». Per la cronaca, trent'anni fa, nello stesso ruolo, scelse «Prenom Carmen» di Jean-Luc Godard per il Leone d'oro. Le uniche certezze sembrano essere che sarà un verdetto destinato a sorprendere e far discutere. Sette i premi da assegnare; Leone d'oro e Leone d'argento, Gran Premio della giuria, Coppa Volpi per attore e attrice, Oselle per sceneggiatura e miglior contributo tecnico e Premio Mastroianni a un giovane. Ricordando che i totoleoni sono il più delle volte smentiti - nel 2012 tutti davano per certo il trionfo di The Master di Anderson, vinse invece Pietas Kim Ki-Duk - ecco alcuni Leoni d'oro possibili.
IL PIU ECUMENICO - Senza dubbio Philomena di Stephen Frears, in testa ale classifiche dei critici nazionali e internazionali e del gradimento del pubblico. Un film perfetto: scritto benissimo, girato benissimo, recitato benissimo. Ragione e sentimento affidate a una regale Judi Dench. Può mettere tutti d'accordo, ma proprio la sua perfezione potrebbe invece privilegiare l'ipotesi della Coppa Volpi alla protagonista.
IL PIU' CINEFILO - Ha messo a dura prova gli spettatori Tsai Joaoyou (Cani randagi) del taiwanese Tsai Ming-liang, non storia, «non c'è un inizio e non c'è una fine» con scene culto: dodici minuti in cui il protagonista che mangia un cavolo e un produttore che precisa: «Non faccio film per il pubblico, questo regista è un maestro e bisogna tenerne conto». C'è chi giuria che si tratta, invece, solo di un bluff.
I PIU INQUIETANTI - Se la sorpresa che cercano Bertolucci e suoi è di quelle che non ti abbandonano più, la gara sembra tra due registi europei. Philip Gröning e il suo la moglie del poliziotto, discesa in 59 capitolo nell'orrore di un gruppo di famiglia in un interno. E il greco Alexandros Avranas con Miss Violenza, uno schiaffo a chi guarda con una storia di violenza domestica, prostituzione e pedofilia.
IL PIU SENTIMENTALE - Anche presidenti hanno un cuore. Tra i registi in gara c'è un amico carissimo di Bertolucci, Philippe Garrel, l'ultimo erede della Nouvelle Vague, con una storia molto personale, La jalousie, ben accolta al Lido. Chissà se la giuria troverà un posto per lui.
IL PIU INATTACCABILE - L'annuncio che Kaze Tachinu (The Wind Rises) sarà l'ultimo film da regista di Hayao Miyazakilo ha eletto ufficialmente testamento artistico di un regista venerato in tutto il globo. Un Leone d'oro che sarebbe difficile contestare.
IL PIU IMPROBABILE - L'ultima volta che un regista italiani ha vinto un Leone d'oro è stato nel 1998, Noi ridevamo di Gianni Amelio. Altamente improbabile che sia l'anno buono per riportarlo in patria.
IL PIU SORPRENDENTE - Venezia 70 potrebbe chiudersi con un segnale a favore dei documentari. Barbera ne ha voluti due in gara, l'italiano Sacro Gra e l'americano The Unknown Known. La vera sorpresa, che farebbe entrare il verdetto della giuria nella leggenda festivaliera, potrebbe essere una coppa Volpi a Donald Rumsfeld. L'ha detto anche il regista Errol Morris, come sa fingere lui, neanche il più consumato degli attori.
IL PIU CORAGGIOSO - Ha solo 25 anni il canadese Xavier Dolan: il suo Tom à la ferme ha lasciato il segno. Dargli il premio più importante sarebbe anche un modo per dire: largo ai giovani. Invito in cui Bertolucci crede sul serio.
ZORAN E i SUOI FRATELLI - Intanto alcuni premi sono già arrivati. A Philomena è andato il Mouse d'oro e il Premio Taddei. Il Leoncino d'Oro Agiscuola per il Cinema è stato assegnato a Sacro Gra di Gianfranco Rosi. Zoran, il mio nipote scemo di Matteo Oleott, vince il Premio del Pubblico Rarovideo della Settimana della Critica e la Menzione dei Critici del Mediterraneo che hanno anche premiato come miglior film delle Giornate degli Autori l'israeliano Bethlehem di Yuval Adler, della Settimana della critica Class Enemy dello sloveno Rok Biček e di Venezia 70 a Miss Violence. Il premio Fipresci assegnato dalla federazione internazionale dei critici va a Tom à la ferme di Dolan.
Stefania Ulivi
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