giovedì 8 dicembre 2016

REFERENDUM  del 4 DICEMBRE 2016



Il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 c'è stato per confermare o respingere la cosiddetta riforma Renzi-Boschi, contenuta nella legge costituzionale approvata dal Parlamento il 12 aprile 2016 scorso, recante disposizioni per:


·       il superamento del bicameralismo paritario,
·       la riduzione del numero dei parlamentari,
·       il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni,
·       la soppressione del CNEL 
§  Il Cnel (Consiglio nazionale dell’Economia e del lavoronasce come organo consultivo del Governo, delle Camere e delle Regioni e rappresenta un luogo di mediazione dove gli interessi dei lavoratori si confrontano con quelli delle imprese.   Le funzioni del Cnel sono essenzialmente due:
·        esprimere pareri;
·        promuovere iniziative legislative in materia economico-sociale, come ad esempio per le leggi tributarie e di bilancio e per quelle costituzionali.

·  la revisione del titolo V della parte II della Costituzione che riconosce le autonomie locali (I Comuni, le Città metropolitane, le Province e le Regioni) quali enti esponenziali preesistenti alla formazione della Repubblica.
Se la riforma Bassanini del 2001 aveva portato, in risposta a rivendicazioni di un decentramento legislativo più marcato e per arginare minacce secessioniste, ad uno sbilanciamento del potere legislativo fra Stato e Regioni a favore di queste ultime, la riforma Renzi-Boschi del 2016 vorrebbe correggere gli eccessi generati dalla precedente riforma, restituendo allo Stato la competenza ad adottare disposizioni sulle principali materie di interesse nazionale (salute, istruzione, infrastrutture, turismo, energia, ecc.). 

La proposta di riforma Renzi-Boschi è stata approvata lo scorso aprile con una maggioranza inferiore ai due terzi dei componenti di ciascuna camera: di conseguenza, come prescritto dall'articolo 138 della Costituzione, il provvedimento non è stato direttamente promulgato per dare la possibilità di richiedere un referendum confermativo.

Referendum costituzionale 2016: i pro e i contro
Tra i principali punti chiave del ddl Boschi troviamo una consistente revisione dell’assetto parlamentare e amministrativo, del processo legislativo e del rapporto tra lo Stato centrale e le Regioni.
Lo scontro tra il Sì e il No è trasversale e coinvolge tutti gli schieramenti politici e ideologici. Ovviamente il leader naturale del partito del è Matteo Renzi, ma a predicare le ragioni della riforma costituzionale c’è anche l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Contemporaneamente si sono delineati anche i comitati del No, presieduti da costituzionalisti ed esponenti delle opposizioni, i quali hanno definito la riforma costituzionale, votata dalla maggioranza, “l’anticamera di uno stravolgimento totale dei principi della nostra Costituzione e di una sorta di nuovo autoritarismo”.
Perché il  
Per i sostenitori del Sì, la riforma Boschi rappresenta un salto di qualità per il sistema politico italiano e per il suo farraginoso processo legislativo, garantendo maggiore stabilità a un Paese che ha visto 63 governi susseguirsi negli ultimi 70 anni. Quindi:
  • addio al bicameralismo: si supererebbe il famoso ping-pong tra Camera e Senato, con notevoli benefici in termini di tempo;
  • il fatto che solo la Camera sia chiamata a votare la fiducia al governo implica l’instaurazione di un rapporto di fiducia esclusivo con quest’ala del Parlamento;
  • la diminuzione del numero dei parlamentari e l’abolizione del Cnel produrrà notevoli risparmi;
  • il Senato farà da “camera di compensazione” tra governo centrale e poteri locali, quindi diminuiranno i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti alla Corte costituzionale.
Perché il  No
I motivi per cui gli italiani si oppongono all’approvazione del ddl Boschi-Renzi si possono riassumere nei seguenti punti:
  • si tratta di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale;
  • Anche gli amministratori local, chiamati a comporre il nuovo Senato (il Senato delle Autonomie), godrebbero dell’immunità parlamentare;
  • anziché superare il bicameralismo paritario, la riforma lo rende più confuso, creando conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;
  • la riforma non semplifica il processo di produzione delle leggi, ma lo complica: le norme che regolano il nuovo Senato, infatti, produrrebbero almeno 7 procedimenti legislativi differenti;
  • costi della politica non vengono dimezzati: con la riforma si andrà a risparmiare solo il 20%;
  • l’ampliamento della partecipazione diretta dei cittadini comporterà l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare;
  • si accentra il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader.


Riflessioni Post- Referendum.

I cittadini tutti mandano a casa il governo dei banchieri, il jobs act, la buona scuola e i voucher. I lavoratori della scuola bocciano il governo che ha imposto loro la legge 107, l’alternanza scuola-lavoro, gli ambiti territoriali, il bonus di valutazione, la chiamata diretta dei presidi e la mobilità coatta. 
Secondo i sindacati, i cittadini con un NO netto e chiaro sono intervenuti a difesa dei diritti politici e sociali sanciti dalla Costituzione antifascista.

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